Immagina di aprire la tua casella di posta elettronica e di trovarci dentro una mail anonima che comincia così: “Buonanotte ai tuoi vecchi demoni. Che stanotte intraprendano l’ultimo viaggio, così che al buio, non vedendoli in partenza, tu possa lasciarli liberi di andarsene e non tornare più”. Faresti finta di nulla, pensando a uno scherzo, a uno spam non identificato? Risponderesti? Chiederesti al mittente di identificarsi? Imma manda questa mail al Professore Capasso, ma lui non risponde. Comincia così Fiore di Zolfo, il romanzo che inaugura il pink pepper: uno stile ibrido che sporca l’ingenuità del romanzo sentimentale col thriller, utilizzandone la suspense, i falsi indizi e la tensione tra aspettativa e realtà.
Buonanotte ai tuoi vecchi demoni. Che stanotte intraprendano l’ultimo viaggio, così che al buio, non vedendoli in partenza, tu possa lasciarli liberi di andarsene e non tornare più. Buonanotte ai tuoi angeli. Falli riposare bene, sul tavolo gli ho già lasciato marmellata e fette biscottate. Buonanotte ai tuoi occhi che non sanno di illuminarmi anche quando dovrebbe pensarci il sole, a quelle linee che ogni tanto li incorniciano e che, come un album fotografico, mi raccontano di tutte le volte che hai pianto e che hai riso. Buonanotte ai tuoi piedi ballerini che, forse troppo sensibili all’energia della Terra, rendono elegante la tua camminata sulle punte. Buonanotte al tuo unico capello bianco: non lo tingere, lascia che anche lui dica la sua. Buonanotte alla tua pancia un po’ in fuori, che forse è alcolica eppure sembra un ventre materno pronto a far esplodere una vita nuova. Vorrei succedesse già stanotte, ma crepi l’impazienza: dopodomani, o il mese prossimo, sarà lo stesso. Buonanotte. Spero il mio filo di voce non ti disturbi ma, se dovesse accadere, ti sarà sufficiente farmi un cenno con la mano, così che io possa abbassare il volume fino a scivolare in risonanza con te.