CURIOSITA’

Sono passati quattro anni da quella sera in cui, un po’ ubriaco, scrissi di getto un breve testo e, per pudore, lo pubblicai su Facebook tra virgolette, fingendo fosse un’anonima citazione altrui.
Lavinia commentò pochi minuti dopo, chiedendomi se le parole in questione fossero mie: le risposi in privato. Quell’esperimento divenne un’abitudine che, per fortuna, portai avanti anche da sobrio.
Qualcuno commentava con un cuoricino (le reazioni ai post non c’erano ancora), qualcun altro mi scriveva in privato, a confidarmi ricordi e stati d’animo che le mie parole avevano portato a galla, tanto che mi sembrava di avere una specie di rubrica, una sorta di posta del cuore.
Luigi, Corrado e mia cugina Fabiana cercavano di farmi prendere consapevolezza che era arrivato il momento di raccogliere tutti quei post in un’antologia, provando a pubblicarla così com’era, senza troppe pippe e fronzoli inutili. Lorenzo mi diede il consiglio che da sempre trovo indigesto: quello di prendermi sul serio, ma per fortuna la sera prima avevo lasciato i peperoni nel piatto, così mi meravigliai nell’ascoltarlo.
La spinta finale però, me la diede Chiara, una ragazza conosciuta ai tempi dell’università e che non vedevo da anni. Una mattina di dicembre si prese la briga di scrivermi, per invitarmi a “custodire con cura tutte quelle parole e renderle accessibili anche agli altri”. Si sa che a volte diamo più retta alle persone con le quali abbiamo meno confidenza, no?
Beh, dopo il messaggio di Chiara, tutto avvenne con estrema naturalezza. Scrissi una storia intorno a quei post, nacquero senza fatica tre personaggi. Marcello, il Professore, e la mia amata Imma: una sessantenne, come diciamo a Napoli, un po’ azzeccata.

Quando sfratti un manoscritto dalla cartella del pc in cui lo tenevi nascosto, ti senti come un genitore nel primo giorno di scuola di tuo figlio: non capisci se ha davvero le orecchie a sventola, ma nel dubbio temi che i suoi compagni di classe lo bullizzeranno per questo.
Mentre, in attesa di approdare a Graphofeel Edizioni, cercavo un editore, ho chiesto aiuto agli amici, chiedendo se volevano riceverne una copia casereccia, stampata in copisteria, ma anche a conoscenti che mi ispiravano fiducia, e nuove amicizie sono nate grazie a questo pretesto. Sandra, pur conoscendomi appena, è stata la prima a darmi il suo indirizzo postale, senza temere che le inviassi un pacco bomba.
Son successe un po’ di cose buffe. Serena l’ha letto ad alta voce con una sua amica che si era appassionata alla storia. Rachele, neomamma di due gemelli, durante un pomeriggio miracoloso in cui questi ultimi si sono alternati nel pianto, l’ha letto tutto d’un fiato, in tre ore, tenendoli a turno sulla propria pancia. Il cantautore Saverio D’Andrea, ispirato dalle prime pagine, ci ha scritto una canzone intitolata Lascia entrare la luce.
Viola l’ha finito di leggere in treno e, commuovendosi, ha attirato l’attenzione del suo compagno di scompartimento, che ha attaccato bottone chiedendole cosa stesse leggendo e le ha poi recapitato niente popo’ di meno che una lettera.
È paradossale che proprio chi me l’ha dettato, parola per parola, quasi sicuramente non lo leggerà mai, no? E che volete da me? La vita mica è un film d’autore, è una commedia e bisogna adattarcisi di conseguenza. L’amore è un suino, non se ne butta via nulla: dopo la “morte” i suoi singoli pezzi hanno “vita” propria: costolette, cotenna, cotica, guanciale.
Il giorno in cui ho firmato il contratto con Graphofeel Edizioni, ne ho incontrato il direttore editoriale della sezione saggistica, Antonio Perri e… mi sono accorto che era il docente con cui, una dozzina d’anni prima, avevo sostenuto l’esame di Linguistica Generale.“28? Nonostante tutto?” gli avevo detto, palesando il mio grato stupore.

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Fiore di zolfo Lbro
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